giovedì 30 dicembre 2010

Appena sfornati/New pots


Ultimo post dell'anno per riferire, in extremis, delle ultime novità dal mio forno. Due spunti interessanti, due nuove tecniche per manici e superfici che meritano futuri sviluppi.

Manici controversi

Due brocche con manici interessanti, foggiati a mano in due puntate, dall'attacco superiore e da quello inferiore. Un po’ di varietà per un oggetto tra i miei preferiti da tornire. Brocca Picasso e Tronco di cono, decorazione a barbottina, vari smalti a spruzzo sovrapposti.







Scodella rossa

Una nuova puntata dell’eterno sceneggiato “Alla ricerca della superficie”. Sembra Superquark ed in qualche modo è infatti il resoconto di una nuova esplorazione della terra (intesa come argilla). Questa volta si tratta modificare la superficie contemporaneamente per sottrazione e per aggiunta.


Per sottrazione, dipingendo riserva, nel mio caso gommalacca, sull’argilla cruda a durezza osso. In futuro credo che proverò con la cera calda, l’emulsione a freddo e vediamo cos’altro mi viene in mente. Una volta ben asciugata la riserva, e sempre a durezza osso, si spugna per togliere argilla dalle parti non coperte, ecco la sottrazione. Per aggiunta al solito la barbottina a siringa.

Il risultato offre delle ottime possibilità, a patto che si usi uno smalto collaborativo che non copra interamente i vuoti e metta in risalto i dislivelli.


Ecco tutto per quest'anno. Ci risentiamo al mio ritorno dalle Americhe.



Last post of the year to show what came out of the last glaze firing. "Controversial" handles and shellac reserve /water etching. Two interesting techniques respectively for pitchers - one of my throwing favorites - and surfaces. Worth some future deeper exploration.

"Controversial" handles
Two interesting pitchers with a common pulled handle type. These handles are pulled in two stages from the top and bottom connection points.


Red pot 



A new episode of the everlasting series "on the quest for a decent surface". This time the surface is obtained by removing and adding clay.


I removed clay by painting shellac on the bone-dry pot and then sponging the surface. 
The clay particles not covered by the reserve are removed and provide a nice relief, as long as it is coated with a glaze that breakes over it underlining the effect. I then added dots and lines by slip-trailing as usual. I really liked the result and will probably explore this technique further in the future.


That's it for this year. See you when I'm back from the Americas.

sabato 4 dicembre 2010

Ecoraku da indossare /Ecoraku to wear

Per un ceramista la cottura raku è sempre un momento di festa. Grandi preparativi, un discreto investimento di tempo, e una forte componente di convivialità perché le manovre richiedono più di due braccia. Poi l'incognita dei risultati, non sempre all'altezza delle aspettative, ma sempre sorprendenti. Nel corso degli anni mi sono attrezzata per questa festa, ho letto libri (Steve Branfman soprattutto), ho costruito forni (grandi, piccoli, su ruote, in cemento/lamiera/rete e lana di caolino), ho sperimentato un'ampia gamma di materiali infiammabili e contenitori per la post-riduzione, compresa la "post-riduzione integrale" che consiste nel sostituire la cappa del forno con un bidone, spostando il forno anziché gli oggetti in cottura.




Tutti gli esperimenti fin qui compiuti andavano bene per oggetti di media grandezza con una certa massa e quindi una certa deriva termica. Con la riduzione integrale invece si riusciva a ridurre anche oggetti più grossi senza l'impiccio di spostare grossi pesi incandescenti.
Invece per le cose di piccola massa finora non avevo trovato soluzione. Cuocendoli su delle lastre si riusciva a spostarli, ma prima di riuscire a scaricare il forno i piccoli oggetti si raffreddavano e la riduzione non avveniva. Ho provato a costruire un forno piccolo in lamiera e lana ma la temperatura era estremamente disuniforme e impossibile da controllare, né a occhio né a termocoppia si riusciva a capire quando era l'ora di sfornare i pezzi. Infatti questo è rimasto per lungo tempo un problema senza soluzione.


E poi la settimana scorsa, dopo aver letto un post su ceramic arts daily, che raccomando vivamente, e dopo aver visto gli oggetti di maku su facebook, mi sono decisa a provare a fare la cottura raku in solitaria usando il forno a microonde e uno di quei marchingegni al carburo di silicio noti come "microwave kiln", che avevo iià utilizzato in passato per la vetrofusione.
I risultati sono stati entusiasmanti anche se incostanti. Il rame fa il rame metallico con estrema facilità purché la post-riduzione si faccia in un contenitore piccolo. Carta, foglie e paglia si incendiano facilmente e danno una carbonizzazione estremamente soddisfacente senza creare enormi quantità di fumo.
Dove il rame interagisce con il ferro ho anche avuto iridiscenze variegate, e non ho ancora provato il nitrato d'argento!!! 


 Il procedimento è estremamente empirico, perché bisogna farsi guidare dal colore ce fuoriesce dallo spioncino, ma visto che tra una cottura e l'altra non tarscorrono più di 15 minuti è possibile imparare dall'esperienza e aggiustare il tiro con estrema facilità.  E senza usare gas per la cottura e alimentando il microonde con l'impianto fotovoltaico ho realizzato i miei primi bijoux ECORAKU!  ECORAKU DA INDOSSARE!!!



Raku is a lot of fun for any potter. It requires considerable commitment though, in terms of both equipment and time. It's a long day of work with a friend because I cannot man the kiln and reduction by myself. The effort it takes usually leaves me with a nasty migrain to live with the next day.
Over the years I  researched raku pretty thoroughly, I studied books (Steve Branfman's especially), I built various kilns out of cement/net/sheet metal and kaowool, I tried an array of reduction material and containers. Among these, an impressive "total reduction" technique by which we moved the kiln shell instead of moving the ware. And it all worked fine for medium-size objects with some mass and thermal drift, whereas the "total reduction" technique was grand for large pieces that would have been too difficult to move while red-hot.


But for small stuff like jewel components I could not come up with a satisfactory solution. I tried moving them and reducing them on a slab for ease of handlung and increased thermal drift. I even tried making a small gas kiln that tuned out to be too uneven in temperature and impossible to understand. All to no avail.



Then last week, after reading a post on ceramic arts daily - which I warmly recommend - and viewing the jewels by maku on facebook, I decided to raku-fire jewels solo-style in a microwave oven with one of those silicon carbide gadgets known as microwave kilns that I used to fuse glass in. And the results were very appealing. Copper truly flashed and the blackened surfaces looked like the real thing without me getting all smoked over. I even got some flashing rainbows where copper met iron. I loved it.
Being so very empirical, it cannot be expected to be consistent, but it is easy to learn when a full firing/reduction cycle takes ten to fifteen minutes to the most.
On top of all that, rakuing in a PV-fed microwave means that these were my very first ECORAKU jewels.
ECORAKU TO WEAR!!! WAY TO GO!!


venerdì 19 novembre 2010

Di pioggia e di suggestioni orientali / Rainy days and Eastern charms

Questa settimana il piano era smaltare un paio di fornate di scodelle e terrine fatte a tornio. Per ragioni di tempo sono costretta a smaltare a rate, perché continuo a rosicchiare qualche oretta di artigianato il fine settimana e nelle pause pranzo e si perché si da il caso che abbia piovuto in modo quasi ininterrotto per due settimane. Con questi livelli di umidità la ceramica non collabora, si imbomba d'acqua e non si asciuga, il che significa che per completare la smaltatura a spruzzo devo procedere a piccole dosi. Non necessariamente un fatto del tutto negativo, perché procedendo per sovrapposizione e in queste conduzioni si ottengono effetti tanto impensabili quanto irripetibili. Nel caso specifico lo scopriremo solo vivendo (o leggendo i post successivi), perché ci dovrò lavorare ancora almeno tre volte in tre giorni diversi. Ad ogni modo questa impasse mi ha dato modo di esercitarmi con il vetro al cannello, e una tecnica a punti sovrapposti che dà un effetto a fior di loto come negli esempi qui sotto.

I was supposed to glaze pots this week. I have to do it by installments because of my day job, but especially because of the crappy weather we've been having. Spray-glazing in this weather is not totally bad, I can spray several layers and multiple colors, and bring about unexpected effects that can hardly be replicated. And on top of that, as I wait for the biscuit to dry I get practise time at the torch. So this is what came out of my anealing kiln this week. Overlapping dots resembling a lotus flower, or tiny Ming pots as in the examples below.



Il risultato mi ha entusiasmata e ho pensato di prendermi per una volta sul serio e costruire un paio di orecchini in argento, catenina compresa, il che ha richiesto la saldatura dei componenti. Un'altra arte da imparare e mettere da parte.

I was so enthused by the results that even dared use them to make sterling-silver earrings that involved some soldering (a new skill to be learnt).

Questi altri hanno un'aria da porcellana ming nel contrasto tra il blu, il bianco e i dettagli in rosa.

These ones have a Chinese air about them, the blue and white with a hint of pink remind me of ancient porcelain seen in museums.


Quelli sotto invece ripropongono le spirali (ancora spirali) sia nella monachelle che nel vetro, mentre le piccole perle blu sono in vetro di bottiglia (un Prosecco così così comprato solo per il colore della bottiglia).

While making these I found one more way of using spirals: the beads incorporate swirls that look like tiny waves. The spacer beads are recycled bottle glass: eco-beads!!!!


E adesso se per cortesia può smettere di piovere, avrei delle cose da finire di smaltare.

And now I would be very grateful if it stopped raining, this potter needs to go back to work.

domenica 7 novembre 2010

La terza: le spirali - Third good news: spirals

Il mondo è pieno di spirali. La buona notizia è che dopo aver profuso spirali sul fondo degli oggetti foggiati a tornio, sulla decorazione a barbottina, grafitta e a stampo, ho scoperto nuovi modi per incorporarle nella bigiotteria, e in particolare nelle parti funzionali dei monili, ganci, fermagli e monachelle!!






Credo che quella delle spirali sia una ossessione molto diffusa. Che cos'ha questo grafismo per affascinare artisti, artigiani e comuni mortali?  No è solo una curva, suggerisce profondità, movimento, e la forza centrifuga che sta alla base del lavoro del torniante. Mi domando se tutti i tornianti siano affascinati dalla spirale, se la fascinazione per la spirale sia un presupposto imprescindibile per dialogare con il tornio.

 

Coils and spirals are all around us and I am totally obsessed by them. I never miss a chance to affix a good spiral on my pots, at their bottom when they are thrown on the wheel, or on the decoration, be it slip-trailed, stamped or carved.



Good news number three is that I found unexpected ways of putting spirals on jewels, especially on their functional parts, earpieces, hooks and the like. A spiral is not just any curve, it suggests movement and depth, and it hints to the centrifugal force that's a potter's best friend.

I wonder whether all potters are obsessed by spirals. Is this obsession a collateral effect of working on the wheel or is it the other way round? Maybe one cannot become a potter unless he/she's obsessed by spirals!!




venerdì 22 ottobre 2010

Buona nuova numero 2: vetro riciclato/Good news number two: recycled glass

L'avevo visto fare su youtube e non mi sembrava tanto semplice, ma adesso che sto diventando bravetta con il vetro di murano (che non a caso viene chiamato soft glass, vetro morbido)  ho preso un martello, sono andata sotto il fico di mia madre, ho dato una martellata a quella bottiglia che era diventata un tutt'uno con i rami bassi, ho lavato il vetro e mi sono messa a lavorare i pezzi al cannello. Ebbene, SONO RIUSCITA A FARE PERLE DI VETRO RICICLATO!!! Ovviamente potevo semplicemente prendere una bottiglia dal secchio destinato al riciclo, ma vogliamo mettere la soddisfazione???


Non solo perché il riciclo è diventato ormai inevitabile, nonché di moda, ma il riuso e l'attenzione allo spreco mi sono stati tramandati insieme al DNA. Per un ceramista poi, il riciclo dell'acqua, dell'argilla e degli smalti non è solo una questione economica: ne va della sopravvivenza degli scarichi!!
E poi tutti quei microorganismi che crescono nell'argilla riciclata la rendono ancora più plastica e malleabile (sempre che non ci si perdano dentro spugne ed altri ammenicoli e si riesca a convivere con il profumino..).
Con il lampworking il riuso del vetro di Murano mi veniva spontaneo, anzi, talvolta mi sentivo vagamente idiota mentre inseguivo i pezzettini di vetro con la punta di una canna incandescente, ma tant'è: il vetro non muore mai!!! Per questo la buona notizia numero due della settimana è che riesco a fare le perle in vetro riciclato, anche se saranno, per forza di cose, in tinta unita, ma, come dicevo, vuoi mettere la soddisfazione???  Per ora ho usato vetro verde e blu, ma ho già allertato i parenti perché mi tengano da parte bottiglie/vasetti in altri possibili colori. Le perle verdi di queste spille sono IN VETRO RICICLATO!!!!


So here is good news number two: I CAN MAKE RECYCLED GLASS BEADS!! I'd seen it done on youtube, but I thought it was too complicated until I tried. It is not difficult, provided that one knows that recycled glass is much harder to melt than soft glass as it melts slower and hardens faster. And yet it is very satisfying to use refuse to make something that can be worn. I was thinking that because my elders were very poor (my mom was a professional shepherdess at the age of 7) and also because I am a potter, I have a lot of respect for materials and would never waste any. Recycled clay and glass can also be very rewarding to work with, full of surprises as they are: you can never tell what was lost in the clay bucket or what color a recycled glaze will be. So far I tested blue and green bottle glass, but I'm on the lookout for bottles of other colors. It's so much fun!! The green glass beads in these pins are RECYCLED GLASS.



mercoledì 20 ottobre 2010

3 buone nuove - parte prima / 3 good news - part one

Ieri è stata una giornata di piccole grandi scoperte. Nella fattispecie, giocando con i miei materiali ho scoperto tre novità che mi hanno rallegrato l'intera settimana. Le riferisco a rate perché, per quanto piccole, ognuna merita un post a sè stante, non fosse che per le foto.
Scoperta Numero Uno
Posso usare vetro e ceramica insieme nei bijoux!!!!
Si, lo so, sono troppo schematica e spesso le cose più ovvie mi sfuggono: o fai ceramica o fai vetro, e il fatto che io faccia entrambe le cose è solo un'anomalia casuale.
Fino a ieri infatti le perle di vetro e di ceramica, almeno come le faccio io, per il momento a bassa temperatura, mi sembravano totalmente inavvicinabili. Pur rendendomi conto di avere a che fare con materiali affini, anzi parenti prossimi, la lucentezza del vetro e la ruvidezza della terra mi sembravano inaccostabili. Eppure lo smalto per ceramica in realtà non è altro che vetro a cui si aggiungono additivi fondenti e refrattari, i primi per abbassarne la temperatura di fusione e i secondi per renderlo compatibile con il coefficiente di espansione dell'argilla.


Poi ho avuto questa stupidissima illuminazione, perché non mescolare le carte?, e ho messo insieme pasta egiziana turchese di rame con il vetro opaco avorio con tocchi di turchese e filo di rame. I risultati sono alla vista, e non sono male, speriamo.



Yesterday I stumbled upon three major - for me - findings that made me cheerful for the rest of the week. I'm going to deal with one of them at a time, so here goes good news number one.
Clay and ceramic beads can be combined in the same piece of jewelery.
Sometimes the most obvious things fail me. I didn't know I could combine glass and ceramic beads in my jewelery, isn't it lame? I actually felt a little guilty as a potter for playing with glass. I thought it made me less serious as a potter if I enjoyed experimenting with glass, it felt like betraying my official "partner". And yet glass and clay are so akin in terms of composition! Ceramic glaze is nothing but glass and additives: flux that lowers the melting temperature of glass and alumina that makes it compatible with clay. But in my mind clay and glass were locked in different compatments, they wouldn't mix. Glass was shiny and perfect and my low-temperature clay beads were way too rough to blend in. But at some point then the light went on and I put it all together: copper Egyptian paste and opaque ivory glass with turquoise and copper wire details, not bad I hope.

mercoledì 13 ottobre 2010

Ceramica nel Borgo a Scomigo (TV) / Gathering of ceramic artists in Scomigo, Treviso

Tutti quelli che mi conoscono sanno che sono negata per gli aspetti commerciali di qualsiasi attività. Tant'è così che l'unico modo di rendere economicamente vantaggiosa la mia professione è trovare un partner che possa colmare le mie lacune, fare preventivi in cui non ci si rimetta, fare fatture senza rimorsi, esigere soldi quando sono dovuti. Ecco perché quando si tratta di vendere gli oggetti che creo per diletto, siano essi ceramiche d'uso o bijoux e mi trovo quindi da sola a gestire questi aspetti, non posso che constatare la mia incapacità di commercializzarmi. Puntualmente i mercatini mi deprimono, mi riempiono di dubbi sulle cose che faccio, sul mio gusto nel proporle... La sicurezza di sé è una qualità che non posso vantare.
E' per questo che ho trovato l'ambientazione ideale a Scomigo, sui colli trevigiani tra Vittorio Veneto e Conegliano. Nel piccolo borgo, l'agguerrita e calorosa associazione Piccoli Ceramisti si propone di avvicinare il pubblico alla ceramica con una manifestazione annuale che chiama a raccolta ospiti ceramisti affinché esibiscano i loro lavori e dimostrino i loro processi dal vivo. L'incredibile ospitalità dell'associazione è la chiave dell'evento: mattinata di socializzazione tra ceramisti a spasso per vigneti (con i conseguenti assaggi), pranzo offerto dall'associazione e pomeriggio a lavorare l'argilla in pubblico. E' stata una splendida occasione per conoscere artisti di altre zone e condividere informazioni. Intrattenendomi poi con l'argilla non ho nemmeno sofferto della consueta sindrome "da fiera" che di solito mi lascia depressa per una settimana. E sono persino riuscita a rifarmi dei soldi spesi per acquistare qualche buona bottiglia di prosecco. Nelle foto le due scatole costruite a lastre texturate in un pomeriggio di sole a Scomigo.
Prosit!!

There's a small town on the hills between Vittorio Veneto and Conegliano (Treviso Province) where a miracle takes place once a year: the encounter between clay and wine. In Scomigo - that's the name of the village - potters are summoned by the local potter's guild, the "Associazione Piccoli Ceramisti di Scomigo" to show their work and process, to spend a day talking pottery and, last but not least, sip wine. What's better than that!! This is no great gathering, it's the small scale of the event that makes it even more enjoyable, as artists are invited and welcome on a personal basis. The main features in the gathering this year were a visit to a local vineyard that makes organic wine, lunch hosted by the Alpini (the ex Mountain Corps armymen), and a very peaceful afternoon in which potters publicly exhibited their techniques and artwork. I had a lot of fun because I was busy potting and did not bother about actually selling my work. And guess what?? Some of it sold on its own, and paid for the bottles of Prosecco extra dry that I brought home. 
In the picture the two boxes that I slab-built on that very enjoyable Sunday afternoon. Cheers!!

venerdì 1 ottobre 2010

Silviapotter da oggi bilingue - Silviapotter goes bilingual

Quando ho iniziato questo blog l'intenzione era quella di trovare un interlocutore per le mie sperimentazioni in ceramica, la sfera non professionale della mia attività. La decisione di bloggare solo in italiano è stata probabilmente un gesto di pigrizia, ma anche un modo di tenere separati il lavoro dal gioco. Infatti, se avessi dovuto trasporre questi testi in inglese avrei mescolato le carte e avrei avuto la sensazione di stare lavorando, cosa che cerco di confinare allo stretto ambito professionale. Il problema è che faccio la traduttrice e che sto cercando di smettere, anche se molto lentamente. Quale dentista vorrebbe trapanare denti mentre fa aeromodellismo nel suo tempo libero?


Arrivata a questo punto però trovo che il Mare Nostrum mi stia un pochino stretto, per cui ho deciso di aprire le frontiere. Silviapotter diventa bilingue, con una grossa licenza poetica: la versione in inglese non sarà la traduzione dell'italiano, solo un'ulteriore possibilità di divagazione. In foto un omaggio all'autunno. Una selezione di foglie raku. Si sta come le foglie...




Ok, I give in. When I started blogging about ceramics it was out of isolation. Very few potters in Italy that I could talk to, and still fewer in the remote, narrow-minded, mountain area I live in. I was experimenting with clay and glazes and wouldn't have anybody to talk about it to (except for my very patient, ceramic artist mentor-friend Claudia Dorkenwald). Therefore, I started to blog in Italian because for me it was quicker and more spontaneous but especially because I did not want my day-job and my hobby to mix. You see, I am a professional translator and translating my posts would have added to the heap of untranslated work still waiting to be processed on my desk. Yet as I said the sea is huge and I was just fishing in my garden pond. It ended up feeling narrow, so I've decided to fish in the broader sea and post in Italian AND in English, although the English version will hardly ever be a translation of my Italian posts, so that I do not feel like I'm working. Silviapotter goes bilingual. If anybody should be interested in my previous posts, just let me know. I might make and exception and translate it for you. 
In the pictures, a celebration of the Fall. A selection of leaves, with spirals, one of my favourite obsessions.

mercoledì 15 settembre 2010

Silviapotter su "Beads and Tricks"


Questo è ciò che intendo dire quando parlo di networking che funziona. In questo blog ho avuto modo di nominare più di una volta Alessia di Beads and Tricks. Una blogger dalla quale sono stata iniziata alla lavorazione di bigiotteria in metallo, e specialmente del filo di rame. Da lei ho imparato a martellare, apprezzando il suo gusto nella scelta delle forme, dei colori e dei materiali. Seguendo i suoi link ho scoperto un mondo di creatività che non conoscevo: quello dei costruttori di bijoux (per qualche motivo l'italiano bigiotteria suona spregiativo, io preferisco il francese bijoux o l'inglese jewels, non per esterofilia ma perché l'italiano sembra inadeguato).
Un universo densissimo e internazionale, pieno di persone che trovano negli accessori il modo di esprimersi e una voce nella rete. Un nutrito coro di voci questo, che si intersecano dando origine al noto fenomeno dell'impollinazione incrociata, in un'arena in cui si incontrano idee, spunti e spesso anche dei concreti aiuti tecnici nella forma di tutorials.

Ebbene oggi Alessia ha dedicato un post ai miei microlavori in ceramica e vetro, ovvero alle mie artbeads, un ambito assai poco esplorato in Italia. E mi auguro soltanto che qualcuno dei 676 (dicesi seicentosettantasei) lettori di Beads and Tricks si faccia un giro da queste parti e magari trovi interessante o istruttiva una qualsiasi delle mie divagazioni.

giovedì 9 settembre 2010

Mea culpa e dichiarazione d'amore

In questi ultimi tempi sono stata un po’ distratta rispetto alla ceramica. La passione si era sensibilmente raffreddata e, come succede in tutti i rapporti d’amore, questa disattenzione aveva aperto un varco in cui si era insinuata un’altra presenza…il vetro. Un mondo parallelo e nuovo da esplorare con l’abitudine alla ricerca che mi viene da una diecina d’anni di sperimentazioni con la creta. Un universo affascinante, anche se infinitamente più piccolo della galassia ceramica, che mi aveva occupato la testa e il tempo dei giochi, lasciandomi un vago senso di colpa rispetto al mio amore ufficiale. Non mi rivolgevo più ai miei libri sacri in cerca di lumi, sfogliavo distrattamente i periodici specializzati appena consegnati dal postino…

Poi domenica scorsa, sfidando i miei limiti fisici e geografici, ho deciso di affrontare 8 ore di treno per fare un blitz a Faenza e vedere Argillà, probabilmente l’evento ceramico più grosso d’Italia. E proprio lì, mentre toccavo avidamente gres tedesco e francese e traslucide porcellane, mentre osservavo con venerazione smalti cristallini, mentre trovavo interlocutori che parlavano la mia stessa lingua in una Babele di creta, proprio lì è riavvenuto il miracolo, la liquefazione del sangue di quale che sia il santo dei ceramisti.

La sera sono risalita sul treno con l’urgenza di chi deve rivedere un amante, con l’ansia colpevole di qualcuno che ha qualcosa da farsi perdonare e l’indomani ci siamo ritrovati. Grazie a Dio non è stato come la crudele prima volta, piuttosto ci siamo ripresi proprio da dove ci eravamo lasciati.
Ho reimpastato l’argilla abbandonata nei secchi la primavera scorsa, ne ho fatto quattro pezzi e uno alla volta li ho foggiati sul tornio. E qui va la dichiarazione: IO AMO L’ARGILLA, amo sentirne il tocco sulle mani, amo l’epifania del momento in cui la plasmo contro la forza centrifuga (quando riesce), amo l’assenza di limiti della materia informe e allo stesso tempo sono traumatizzata dalle infinite possibilità.
E adesso, adesso ne ho la certezza. Anche se potranno esserci momenti di noia, fisiologici cali della passione e magari anche qualche intrusione esterna, adesso io lo so: questo è un amore che sarà con me sempre.

In foto, gli straordinari smalti cristallini matt di Yves Lambeau.

giovedì 2 settembre 2010

La meraviglia nelle piccole cose (potter abducted by the glass bug)

Qualche tempo fa sono stata rapita da un alieno: il virus del vetro. Fa una strana impressione essere in un laboratorio di ceramica, circondati da oggetti di dimensioni macroscopiche, vasi, ciotole, brocche, seduta a un tavolino con il cannello, concentrata su una pallina di vetro di un centimetro di diametro. E' un cambiamento di scala che mi sorprende per la minuzia dei dettagli, si lavora con canne e fili di vetro che vanno dai 6mm al millimetro di spessore, qualche volta anche meno. E poi mi untrippo su un particolare (mi rendo conto che la parola intripparsi è un desueto retaggio degli anni '80) , sul modo in cui  il vetro si muove come un magma incandescente o come intrappola una bollicina d'aria, che diventa un piccolo occhio spalancato o uno specchietto che riflette la luce 
Ad ogni modo si fanno progressi nella tecnica a lume e non molti sul fronte ceramica di questi tempi, ma se riesco ad andare a Faenza questo fine settimana potrei tornare con una valanga di idee da infondere nell'argilla.  

giovedì 22 luglio 2010

Il pollaio mediatico e il rischio di plagio

In questi giorni sono stata coinvolta, a dir la verità inconsapevolmente, in una polemica sul plagio tra "creativi" della worldwide web. Già la parola "creativo" mi dà il prurito, mi porta suggestioni legate al design e alla moda con le quali personalmente ho poca affinità.


Il problema è sorto su una vetrina di gioielli di facebook: un utente ha allegramente e integralmente scopiazzato un motivo spacciandolo per proprio. La cosa era abbastanza ridicola perché ha copiato il motivo vincitore della copertina della stessa vetrina (per capirci, la foto del mese della vetrina), pubblicando poi la copia sullo stesso mezzo. L'autore dell'originale - inutile nasconderci dietro a un dito - peraltro già nominata su questa pagina, è una creatrice di gioielli e blogger con un'allucinante seguito di più di 600 lettori fissi, Alessia Spalma di Beads and Tricks. L'ho già citata qui per il gusto che esprime nelle sue cose e per la generosità con cui condivide i trucchi della sua arte.
Alessia si è indignata nel vedersi scopiazzata, ha esternato su facebook, ed è seguita una lunga discussione in cui qualcuno ha preso fischi per fiaschi e a un certo punto ha citato me, nome e cognome, come autore del misfatto. Vagamente divertita, sono intervenuta sia per chiamarmi fuori - quando imito cerco sempre di citare le fonti - ma anche per relativizzare. Ognuno di noi impara per imitazione, ma certo è poco furbo proporsi con la propria, tra l'altro scadente copia da principiante, sullo stesso mezzo. Quando si studia uno strumento, ci si forma a un mestiere, non si può prescindere dagli esempi. Si copia per imparare e solo quando si è padroni di una tecnica, di un materiale, di uno strumento, si può pretendere di personalizzare. Se improvviso sul flauto dopo la prima lezione faccio rumore, non jazz.
Nel campo delle arti il problema è spinoso. Ricordo che tempo fa la mia amica ceramista Whitney Smith si era inalberata allo stesso modo perché un principiante offriva su Etsy una bruttacopia delle sue scodelle matriosca a fior di loto. E ricordo anche di essermi stupita della reazione, perché non si può pretendere di avere il copyright del fior di loto o delle scodelle concentriche. Il problema è di nuovo che il principiante le ha offerte su Etsy, proprio dove erano gli originali.
Ad ogni modo, in questi frangenti la mia politica è la seguente:
1. Cercare di incorporare ciò che mi piace (a rischio di copiare) nel mio ambito di ricerca (la ceramica e il vetro)
2. Citare la fonte quando so di prendere spunto spudoratamente.

Il resto dipende, credo, dall'onestà personale, dalla personale perizia nell'uso del mezzo, e dal gesto che è infuso nell'oggetto, che è ciò che alla fine distingue la qualità artigianale-artistica sia dal prodotto industriale che dal prodotto di un dilettante.
La vita è dura per chi ha stima del lavoro manuale. Non bastava la concorrenza dell'industria, ci si mettono anche i copycats (gli imitatori).
Un'ultima considerazione sull'uso della rete come vetrina. Ero convinta che fosse un toccasana per quelli che come me sono negati per il commercio. Avere un negozietto elettronico potrebbe essere la soluzione per commercializzare in qualche modo ciò che si produce (lo sanno i miei scaffali pieni di ceramica inevasa), ma la diffusione delle proprie immagini sull'arena globale è sicuramente un'arma a doppio taglio. La rete è estremamente democratica e dà le stesse controindicazioni della democrazia.

In foto due braccialetti con le mie sudate perle in vetro lavorate al lume. E quando dico sudate, non lo dico a caso. Cosa ne dite di lavorare a 10 cm da una fiamma che sviluppa oltre 600 gradi in questa estate in stile indiano??

venerdì 16 luglio 2010

Anticipare i tempi

Oggi è arrivato il numero Luglio/Agosto di Pottery Making Magazine. Sono perplessa, anzi, sono veramente perplessa!!!! Che io abbia il potere di precorrere i tempi??? Su questo blog nei mesi scorsi ho dettagliatamente trattato tre degli argomenti di cui si occupa PMI in questo mese. Nella sezione "In the mix" c'è infatti un articolo del mitico Robin Hopper che parla, per la verità in modo più dettagliato che nei suoi libri, della pasta egiziana con cui ho sperimentato nei mesi scorsi (vedi qui e qui). Peraltro l'unica illustrazione di un prodotto finito è una brutta collana che non arriva neanche ai tacchi delle mie, ad esempio di questa in pasta al rame e rame martellato.
Poi la sezione "Supply room" si occupa dei treppiedi e supporti da forno di cui ho reso conto qui.
E a rincarare ulteriormente la dose, la sezione "Tools of the trade" parla invece dei fornetti per i microonde con cui mi sono auto-iniziata alla cottura del vetro, anche se l'articolo riguarda esclusivamente la cottura di piccoli oggetti in ceramica.
Sono perplessa. Avevo fatto l'abbonamento a PMI cercando nuovi spunti e nuove idee e questa volta invece sono arrivata prima io. Sono troppo avanti!!! 


ps. sto sviluppando senso di colpa nei confronti della ceramica, la sto trascurando troppo mentre imparo a fare le perle al lume, ma questo nuovo gioco è troppo coinvolgente: ho paura che dia dipendenza.