mercoledì 19 maggio 2010

Ancora pasta egiziana Part II: impasto e foggiatura


Ogni promessa è debito ed ecco il seguito del resoconto delle mie esperienze in tema di Pasta Egiziana, la continuazione della prima parte che ne descrive le generalità.


Impasto e foggiatura

Dato l'alto contenuto in silice e le conseguenti controindicazioni per la salute, è il caso di introdurre tutti gli ingredienti (la ricetta di Ceramics Monthly nel post Parte I) in un sacchetto di plastica e amalgamare lì l'impasto al chiuso, aggiungendo l'acqua gradualmente fino a ottenere una pasta lavorabile, e maneggiare poi con le mani protette da guanti. Alcune fonti dicono che convenga lasciare riposare l'impasto per ottenere una maggiore plasticità, che è già bassa in questo materiale. Per modellare si possono usare stampi e texture varie ma bisogna considerare che il dettaglio fine non sarà visibile una volta cotto, perché sarà coperto dallo smalto. Il foro della perlina io lo faccio con una punta da trapano da 1.5mm prima che sia a durezza cuoio, trovo che sia uno spessore sufficiente per infilarle come voglio. Con la pasta egiziana non serve calcolare il ritiro, che è praticamente trascurabile.

Una volta formati, gli oggetti vanno lasciati asciugare lentamente su un foglio di carta assorbente posto su una superficie impermeabile. Lo scopo è di consentire che diventino sufficientemente rigidi da poter essere movimentati e appesi sul supporto che li reggerà in forno. Se invece non importa che il lato su cui poggiano rimanga senza smalto - ne uscirà biancastro e secco - si possono lasciare asciugare completamente sulla carta. In entrambi i casi si consiglia un'asciugatura lenta che consenta ai sali di sodio dell'impasto di migrare in superficie per costituire lo smalto: questa la fase cruciale per il risultato definitivo. Si vedrà crescere una peluria di cristalli biancastri che vanno toccati il meno possibile per evitare di rovinare la superficie. La parte non a contato con l'aria - e questo vale anche per la cottura - non vetrificherà, e resterà senza colore. Se non interessa avere perline smaltate fronte e retro basterà appoggiare i monili su un piano da forno protetto da una mano di caolino liquido oppure del proprio kiln wash di fiducia (io uso caolino/ball clay 50/50) e poi cuocerle a 980/1000°C. Se invece si desidera produrre perline smaltate a tutto tondo bisognerà leggere anche il prossimo post: Supporti per la cottura delle perle.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Molto interessante e utile! Posso usare il forno a gas per Raku?