mercoledì 15 settembre 2010

Silviapotter su "Beads and Tricks"


Questo è ciò che intendo dire quando parlo di networking che funziona. In questo blog ho avuto modo di nominare più di una volta Alessia di Beads and Tricks. Una blogger dalla quale sono stata iniziata alla lavorazione di bigiotteria in metallo, e specialmente del filo di rame. Da lei ho imparato a martellare, apprezzando il suo gusto nella scelta delle forme, dei colori e dei materiali. Seguendo i suoi link ho scoperto un mondo di creatività che non conoscevo: quello dei costruttori di bijoux (per qualche motivo l'italiano bigiotteria suona spregiativo, io preferisco il francese bijoux o l'inglese jewels, non per esterofilia ma perché l'italiano sembra inadeguato).
Un universo densissimo e internazionale, pieno di persone che trovano negli accessori il modo di esprimersi e una voce nella rete. Un nutrito coro di voci questo, che si intersecano dando origine al noto fenomeno dell'impollinazione incrociata, in un'arena in cui si incontrano idee, spunti e spesso anche dei concreti aiuti tecnici nella forma di tutorials.

Ebbene oggi Alessia ha dedicato un post ai miei microlavori in ceramica e vetro, ovvero alle mie artbeads, un ambito assai poco esplorato in Italia. E mi auguro soltanto che qualcuno dei 676 (dicesi seicentosettantasei) lettori di Beads and Tricks si faccia un giro da queste parti e magari trovi interessante o istruttiva una qualsiasi delle mie divagazioni.

giovedì 9 settembre 2010

Mea culpa e dichiarazione d'amore

In questi ultimi tempi sono stata un po’ distratta rispetto alla ceramica. La passione si era sensibilmente raffreddata e, come succede in tutti i rapporti d’amore, questa disattenzione aveva aperto un varco in cui si era insinuata un’altra presenza…il vetro. Un mondo parallelo e nuovo da esplorare con l’abitudine alla ricerca che mi viene da una diecina d’anni di sperimentazioni con la creta. Un universo affascinante, anche se infinitamente più piccolo della galassia ceramica, che mi aveva occupato la testa e il tempo dei giochi, lasciandomi un vago senso di colpa rispetto al mio amore ufficiale. Non mi rivolgevo più ai miei libri sacri in cerca di lumi, sfogliavo distrattamente i periodici specializzati appena consegnati dal postino…

Poi domenica scorsa, sfidando i miei limiti fisici e geografici, ho deciso di affrontare 8 ore di treno per fare un blitz a Faenza e vedere Argillà, probabilmente l’evento ceramico più grosso d’Italia. E proprio lì, mentre toccavo avidamente gres tedesco e francese e traslucide porcellane, mentre osservavo con venerazione smalti cristallini, mentre trovavo interlocutori che parlavano la mia stessa lingua in una Babele di creta, proprio lì è riavvenuto il miracolo, la liquefazione del sangue di quale che sia il santo dei ceramisti.

La sera sono risalita sul treno con l’urgenza di chi deve rivedere un amante, con l’ansia colpevole di qualcuno che ha qualcosa da farsi perdonare e l’indomani ci siamo ritrovati. Grazie a Dio non è stato come la crudele prima volta, piuttosto ci siamo ripresi proprio da dove ci eravamo lasciati.
Ho reimpastato l’argilla abbandonata nei secchi la primavera scorsa, ne ho fatto quattro pezzi e uno alla volta li ho foggiati sul tornio. E qui va la dichiarazione: IO AMO L’ARGILLA, amo sentirne il tocco sulle mani, amo l’epifania del momento in cui la plasmo contro la forza centrifuga (quando riesce), amo l’assenza di limiti della materia informe e allo stesso tempo sono traumatizzata dalle infinite possibilità.
E adesso, adesso ne ho la certezza. Anche se potranno esserci momenti di noia, fisiologici cali della passione e magari anche qualche intrusione esterna, adesso io lo so: questo è un amore che sarà con me sempre.

In foto, gli straordinari smalti cristallini matt di Yves Lambeau.

giovedì 2 settembre 2010

La meraviglia nelle piccole cose (potter abducted by the glass bug)

Qualche tempo fa sono stata rapita da un alieno: il virus del vetro. Fa una strana impressione essere in un laboratorio di ceramica, circondati da oggetti di dimensioni macroscopiche, vasi, ciotole, brocche, seduta a un tavolino con il cannello, concentrata su una pallina di vetro di un centimetro di diametro. E' un cambiamento di scala che mi sorprende per la minuzia dei dettagli, si lavora con canne e fili di vetro che vanno dai 6mm al millimetro di spessore, qualche volta anche meno. E poi mi untrippo su un particolare (mi rendo conto che la parola intripparsi è un desueto retaggio degli anni '80) , sul modo in cui  il vetro si muove come un magma incandescente o come intrappola una bollicina d'aria, che diventa un piccolo occhio spalancato o uno specchietto che riflette la luce 
Ad ogni modo si fanno progressi nella tecnica a lume e non molti sul fronte ceramica di questi tempi, ma se riesco ad andare a Faenza questo fine settimana potrei tornare con una valanga di idee da infondere nell'argilla.