giovedì 20 novembre 2008

E si dirà che ho fatto la civetta...




In realtà ne ho fatta più di una, perché il mio batterista Heinz mi ha chiesto di fare "qualcosa" con una civetta per il compleanno di sua moglie. E allora mi sono documentata, ho visto civette di ogni genere in rete, anzi forse alcuni erano guffi ma avrei fatto fatica a capire la differenza. E il primo risultato è stata la civetta sul manico della brocca, nulla di straordinario, ma la schiena della civetta si è dimostrata un ottimo aiuto per la presa dell'oggetto.

Poi sono venuti i portacandele con le famigliole di rapaci notturni non meglio determinati, ma la sfida maggiore è stata la modifica di un vaso tornito per ricavarne le fattezze da civetta, deformandolo, tagliandone la parte superiore e poi aggiungendo i soliti particolari. Probabilmente, come al solito, mi è piaciuta più l'idea che l'oggetto finito.

lunedì 20 ottobre 2008

Stoke-on-Trent





In agosto abbiamo fatto un giretto per l'Inghilterra e il Galles, ed io non mi sono fatta scappare l'opportunità di buttare un occhio nel museo della ceramica di Stoke-on-Trent. Stoke è il nome della città che fu il centro della ceramica dello Staffordshire, sede delle celeberrime Wedgewood potteries. Volevo fare un giretto senza grandi aspettative, perché mi aspettavo una retrospettiva della ceramica tradizionale, un po' come i nostri musei della maiolica, per i quali ho un rispetto direttamente proporzionale all'interesse che mi suscitano. E infatti ho esaminato senza grande coinvolgimento una quantità di ceramiche riccamente decorate con motivi classici greco-romani persino sorridendo, ancorché tiepidamente, davanti alla brocca-guffo di cui lo Staffordshire va tanto fiero. Ero soddisfatta già dinanzi alle ceramiche tedesche al sale con la loro superficie maculata che mi hanno risvegliato dalla monotonia . Mi avviavo ormai alla fine pensando di avercela fatta a ritornare alla macchina prima della scadenza del disco orario quando, alas! , mi sono imbattuta nelle ultime due sale dedicate alla Studio Pottery: la ceramica del ventesimo secolo. Ho visto una straordinaria collezione di opere ed ho apprezzato dal vero il lavoro dei miti della ceramica del 900: Bernard Leach con la sua ceramica orientaleggiante e il suo simmetrico Shoji Hamada con i suoi servizi da tè in stile inglese; la tanto ammirata Lucie Rie con i suoi caratteristici gialli, Hans Coper, Michael Cardew. I nomi dei miei libri!!! Un'esperienza mistica costatami trenta sterline di multa che ho pagato volentieri (o quasi).

venerdì 17 ottobre 2008

Mea culpa


Non ho più aggiornato ma non sono stata oziosa. Ho prodotto una quantità di oggetti in terracotta, che prossimamente vedranno la luce smaltati, visto che L'IMPIANTO FOTOVOLTAICO FUNZIONA. Con il cielo completamente coperto oggi mi faceva mezzo KW. Mica male eh?
Sto quindi per riprendere gli smalti a bassa temperatura, visto che gli amici mi chiedono di poter usare le stoviglie che aspettano da mesi. E poiché questo è solo un mea culpa, cito solo gli argomenti di cui mi occuperò nei prossimi post:
- visita al museo di Trent-on-Stock, Staffordshire: grandiosa collezione di Studio pottery (ceramica contemporanea per i neofiti)
- lavoro a tema: le civette
- unica cottura raku dell'anno (per ora) e relativi risvolti psichici e socio-culturali.
Approfitto per inserire una foto tratta dalla cottura raku di cui riferirò nelle prossime.
E' un piatto fatto in semire a tornio, ricoperto di sigillata e lavorato con la riserva di vera e sovrapposizione di smalti. L'intersezione ha dato uno splendido marrone variegato. Soliti misteri irrisolti e non replicabili.

venerdì 11 luglio 2008

Ite, mostra est



Sono stati giorni intensi, ma ne valeva la pena. Ho fatto la mia prima apparizione alla Mostra dell'Artigianato Artistico e Tradizionale Città di Feltre. Uno stanzino angusto all'ingresso del Palazzo Zugni, XVI secolo, posto nella straordinaria cornice di Piazza Maggiore. Le mie ceramiche su scaffali di fortuna - nel senso che è una fortuna che ci fossero - la sapiente illuminazione ideata dal Dott. Rota, tre gerani ed ecco l'allestimento: più olio di gomito che dispendio di mezzi. Ma l'effetto d'insieme era a dir poco commovente e metteva in valore i pezzi in maniera quasi inaspettata, con in più lo splendido colpo d'occhio del settore raku sulla rampa di scale.
Soddisfatta? Assolutamente sì. C'è un futuro per le mie ceramiche? Non ne ho la più pallida idea, ma almeno ora so che ci posso provare.

martedì 24 giugno 2008

It never rains but it pours



Qui diciamo invece "O sec, o brentana": O è secco o diluvia. Mesi senza avere il tempo di scrivere un post e poi addirittura due nello stesso giorno. Il fatto è che sto smaltando e infornando a nastro per la mia prima mondiale, e quindi continuo a riflettere sui risultati e a immaginare le prossime mosse. Sono usciti abbastanza bene due pezzi importanti, foggiati e costruiti dopo aver visto i video di Fong Choo su you tube. Due piccole teiere fatte a tornio, modificate e assemblate con pezzi quasi fuori scala. Blue dumbo non ha problemi né sul piano estetico né su quello funzionale, ma per qualche motivo che non riesco a capire, l'ho smaltata blu eppure me l'ero immaginata verde. Quindi mi ha deluso. E' un gioiellino perché il becco è spiralato e il coperchietto farà 3 cm di diametro, ma mi ha deluso. Magari riguardandola riesco a farci pace.
L'altra era una bella sfera a cui ho aggiunto un beccuccio piccolo e dei piedini arricciati. Qui il problema è la decorazione a barbottina con deflocculante. Le bolliccine in qualche caso diventano dei piccoli crateri. Per il resto lo smalto ha delle bellissime ombreggiature blu viola. Ma ci sono un paio di craterini. C'è sempre un ma.. O quasi sempre. Mi incupisco ma poi mi consolo pensando che gli oggetti industriali fatti in serie non hanno di questi problemi.

La brocca rossa


Poteva essere una schifezza, e invece è una meraviglia. Si allontana dal resto del repertorio perché NON E' TONDA. Fu cilindrica in realtà, prima che io schiacciassi, tagliassi e rattoppassi allegramente cercando di costruire il manico. Lo smalto eccessivamente liquido ha poi dato le ombreggiature della superficie. Farò fatica a separarmene, anche perché non so se riuscirò a rifarla.

lunedì 23 giugno 2008

L'avevo detto prima io


La settimana scorsa mi è arrivata la newsletter di Ceramic Arts Daily e indovina? Un ceramista svela i suoi trucchi per la produzione di superfici interessanti in forno elettrico a cono 6 (1200°C). La cosa buffa è che praticamente ripete le mie conclusioni (vedi post precedente).
Il forno elettrico gode di una pessima stampa presso i ceramisti anglosassoni, per non parlare poi della bassa temperatura: bassa temperatura in forno elettrico è l'opzione meno entusiasmante possibile. Qualcuno però trova che la piattezza e la relativa prevedibilità dell'atmosfera ossidante possano essere usate a proprio vantaggio, e per questo ringrazio Richard Zakin e il suo "Electric Kiln Ceramics". Certo, se potessi passare tutto il giorno a prendere il sole mentre controllo il forno a gas adorerei giocare con la fiamma viva e la riduzione. Purtroppo i tempi non sono ancora maturi, e mi devo accontentare di trovare il tempo per smaltare i pezzi e infilarli in forno, programmare il controllore, accendere e sperare bene...
Il che tutto sommato non fa proprio schifo, visto che in questo modo posso fare più cotture in una settimana e soprattutto perché ho trovato il modo di dare alla superficie una variabilità che a volte mi sorprende. Non ho mai visto smalti a bassa temperatura così variegati come i miei (modestamente). Perciò fino all'arrivo del tanto agognato fotovoltaico e delle nuove resistenze, credo che insisterò su questa strada, anche perché, alla faccia di Ceramic Arts Daily, L'AVEVO DETTO PRIMA IO!!!!!!!!!

mercoledì 14 maggio 2008

Non solo una questione di forma


Buffo come ci si eserciti per anni ad addomesticare il tornio, centrare palle di argilla lottando contro la forza centrifuga per ottenere forme regolari e poi, improvvisamente, si incominci a sentire la necessità di modificarle, ovalizzarle, renderle irregolari. Avevo visto le mini teiere di Phong Choo su Pottery Making e poi sono incappata nei suoi video su you tube. E’ incredibile quanto si possa imparare guardando questi filmatini, e in questi l’artista è particolarmente generoso. Rivela trucchi e piccoli segreti del suo gioco con la porcellana. Per esempio, usa barbottina e pasta di carta (paperclay liquida) per incollare i pezzi, e secondo lui l’adesione è molto migliorata. Lo vedremo all’uscita dal forno dei miei pezzi in terra rossa, piccole teiere o salsiere che siano. Per ora è estremamente interessante lavorare in piccolo ragionando sui dettagli più minuti, l’aggiunta di una base, eventuali piedini, texture sul manico e manici nuovi, non necessariamente tirati né convenzionali. Nella foto un esempio.

venerdì 2 maggio 2008

Ancora smalti a bassa temperatura



Lasciato in sospeso il raku, che la bella stagione non mancherà di chiamare in causa tra qualche settimana, ho deciso di accantonare momentaneamente la ricerca sugli smalti da gres. Ho grandi idee in questo settore, ma le resistenze del mio forno per il momento mi consigliano di usare temperature meno impegnative. Quando il forno deciderà che le resistenze sono definitivamente da sostituire riprenderemo l'argomento. Per ora mi concentro sulle possibilità della terra da maiolica perché tutto sommato mi ci trovo bene al tornio, i costi sono più contenuti e ci si può fare le ossa senza troppi complessi di colpa. Il problema è che gli smalti da bassa temperatura sono più difficili e danno meno soddisfazione. Infatti ho passato l'ultimo mese a inseguire un piccolo spiraglio. Ho provato formulazioni con fritte alcaline e colemanite - non uso mai piombo, litio, cadmio e selenio per mia scelta - e i risultati sono stati quasi sempre deludenti. Alle basse temperature il colore è semplice, ciò che non è semplice è avere uno smalto che non sia banale, abbia qualche accenno di texture e sia adatto alla ceramica d'uso. Quindi rileggendo alcuni dei miei maestri ho deciso di tentare la via delle sovrapposizioni. Ho ricacciato giù l'orgoglio e ho riesumato tutti gli smalti comprati pronti che avevo per vedere come interagiscono quando si sovrappongono, e pare che questa sia la strada giusta. Ho prodotto alcuni smalti pastello per l'interno degli oggetti e poi ci ho colato, spruzzato e schizzato altri smalti. In alcuni casi il manganese ha dato in escandescenze e ho docuti levigare bolle e reinfornare, ma la buona notizia è che HO TROVATO UNA STRADA NON BANALE PER LA BASSA TEMPERATURA!!!!! Alcuni risultati sono decisamente stupefacenti, i colori interagiscono con varietà paragonabile all'alta temperatura e le forme vengono sottolineate. Devo ancora esplorare altre soluzioni e sopratutto migliorare l'interno degli oggetti, ma questa è già una buona notizia. I risultati sono visibili nel mio fotostream all'indirizzo www.flickr.com/photos/silviadecet. A luglio probabilmente inizierò la produzione di smalti da gres perché si verificheranno due fatti epocali: avrò un impianto fotovoltaico e finalmente cambierò le resistenze al mio forno!!!!! Per ora però continuo la ricerca sulle terre rosse da maiolica, umili, duttili terre italiche.

mercoledì 30 aprile 2008

l'annoso problema delle superfici

Sto studiando fisso da mesi. Formulazione di smalti, calcolo di Seger, teorie e controteorie. Il problema è che noi ceramisti alla periferia del mondo (e l'Italia in tema di ceramica - piastrelle a parte - è la periferia della periferia) siamo costretti a crescere per approssimazioni successive, senza una guida che appartenga a questo secolo. Per fortuna conosco bene l'inglese e questo mi da la possibilità di attingere direttamente alle fonti inglesi, americane e australiane. Risultato: Mi sto facendo le ossa nella tecnica degli smalti sotto la guida di maestri eccellenti, Robin Hopper, Ian Currie, John Hasselberg, Ron Roy. L'unico problema è che la pratica, si sa, si discosta sempre dalla teoria. Per la pratica, vediamo le prossime puntate.

Non voglio dire niente, voglio solo esplorare le possibilità

La tecnica raku, antica pratica giapponese legata alla cerimonia del tè, è il punto di partenza delle variazioni attorno al tema del fuoco e del fumo dell’arte ceramica dei nostri tempi. Reinterpretata per le sue qualità - l'imprevedibilità degli effetti metallici, i forti contrasti, l'immediatezza - oltre che per le suggestioni e le possibilità di sperimentazione, la tecnica raku è per me un'inesauribile fonte di stupore.
I giochi del fumo e del fuoco sulla superficie ceramica, la giostra del tornio e i colori delle terre sono le variabili della mia ricerca. Le forme tornite e modificate oppure costruite a lastra trovano completamento nei riflessi degli ossidi, nelle luci e nelle ombre. Altre volte l'argilla passa in secondo piano per diventare il supporto dei colori e dei lustri. L'ambito è infinito e l'esplorazione non ha confini. I risultati sono sempre sorprendenti. All’estro creativo personale si somma l’imprevedibile variabile del fuoco, che a sigillo dell’opera non manca mai di dare la propria indomabile impronta. Per vedere qualche esempio commentato visitate www.flickr.com/silviadecet.

Di cosa si tratta

Questo è un taccuino per ceramisti. Qui rendo conto dei progressi e degli inconvenienti di un artigiano in erba. Uno spazio per le mie esplorazioni nell'ambito della ceramica: bassa temperatura, gres, raku. Un modo come un altro per combattere la claustrofobia di un ceramista italiano, anzi del nordest, anzi delle montagne bellunesi!