giovedì 23 maggio 2019

Scrupoli ambientalisti e manifesto della terracotta

Quando da tutte le parti ci arrivano notizie catastrofiche sull'ambiente, il ceramista non può non interrogarsi sull'impatto della propria attività.
Ottimizzare le risorse, recuperare i materiali, sono pratiche consuete per un buon artigiano. Personalmente, queste pratiche mi riservano grandi soddisfazioni. Per esempio quando costruisco gioielli con materiali che sarebbero finiti all'isola ecologica. L'ultima serie di orecchini in vetro (riciclabile) e alluminio di recupero (anch'esso riciclabile) mi fa pensare che si possa continuare a creare senza aggravare il caos esistente.
  
Contenitori in terra rossa, decorazione a arbottina e terra sigillata

In tema di ceramica però, mi trovo a fare delle nuove riflessioni. Le mie cotture sono già alimentate da un impianto fotovoltaico, ma la mia perplessità è la seguente: il gres è effettivamente superiore in termini assoluti o esistono terre che cotte a temperature più basse offrono prestazioni analoghe?

Mi viene in mente uno dei miei ceramisti preferiti, Steve Hill. Un artista molto noto negli USA per i suoi grandi vasi in gres a 1280°C. Una vita a cuocere a Cono 9-10 (1280 °C). Poi vuoi perché negli ultimi anni neanche in America il gas è gratis, vuoi perché la sensibilità ambientale è aumentata, Steve Hill già sessantenne ha iniziato a sperimentare con cotture a temperature inferiori, cioè a cono 6 (intorno ai 1200 °C). E - surprise surprise - adattando la composizione degli smalti,  operazione peraltro non banale, ha scoperto che la chiave estetica dei suoi smalti non era la temperatura ma l'interazione degli smalti. Il risultato non cambia ma il bilancio energetico cambia di molto. 80 gradi in meno a quelle temperature si traduce in un risparmio di gas notevolissimo.

Mutatis mutandis, arrivo al punto: le terre che cuociono a temperature inferiori sono universalmente disprezzate dai ceramisti?
Linda Arbuckle, maestra della maiolica americana, è di altro parere. Qui trovate il "Manifesto della Terracotta" che potete anche ascoltare in podcast in inglese. Secondo lei, e cita studi universitari che sembrano dimostrarlo, la terra rossa portata a cono 04 (1060°C) offre una resistenza meccanica superiore a quella delle terre chiuse (gres e porcellana). Purtroppo però il pregiudizio nei confronti dei red clay artists permane, e addirittura non vengono accettati in alcune "art galleries". Allo stato attuale non ci sono ricerche per adattare a cono 04 gli smalti da gres.

Terra rossa, decorazione a barbottina e terra sigillata
La superiorità del gres è pregiudizio, una realtà o piuttosto una comodità? La mia esperienza mi dice che confezionare smalti da gres è un'operazione abbastanza semplice. Anche applicare gli smalti da gres è un'operazione abbastanza semplice: si procede per immersione e si è a posto. La composizione dello smalto e la temperatura (o il fuoco) fanno il resto del lavoro e le superfici sono interessanti, variegate.

Se si lavora in bassa temperatura invece fare degli smalti stabili e resistenti che non cavillino senza piombo è mooooolto difficile. Un'unico smalto poi restituisce superfici prive di vita, prive di interesse.
In altre parole, lavorando in bassa temperatura (intorno ai 1000/1060°C) e ottenere superfici interessanti il ceramista deve lavorare molto di più, deve creare superfici movimentate o sovrapporre vari smalti. In altre parole, se la deve sudare.

La terracotta smaltata non offre la stessa resistenza del gres? Eppure nella mia cucina ci sono insalattiere in gres sbrecciate ed altre in terracotta smaltata che resistono benissimo anche dopo oltre 10 anni. Quindi?? La ceramica si rompe, prima o poi, ma è sempre meglio della plastica, che finisce in discarica o nella migliore delle ipotesi si può riciclare un'unica volta. I cocci di ceramica invece ritornano allo stato inerte e vengono riusati.
Teiera in terra rossa, decorazione a barbottina e terra sigillata


Quindi? Verità o pregiudizio? La terra a bassa temperatura è realmente inferiore? Vale la pena di usare tutta questa energia in più per fare il gres a 1280°C o anche a 1200°C?
That is the question, nonché l'indirizzo della mia ricerca attuale. Per quindici anni ho lavorato la terra rossa perché non riuscivo a raggiungere le temperature del gres. Adesso che invece ne ho la possibilità, voglio fermarmi a capire se davvero si possono ottenere oggetti di qualità pari o addirittura superiori al gres con un grande risparmio di energia e peraltro usando terre italiane. Mi piacerebbe sapere se qualcuno ha pensieri, opinioni, suggerimenti in questo senso. E butto lì un'altra domannda: e la terraglia forte????


2 commenti:

phidias81 ha detto...

Ciao Silvia!
Quindi tu riesci a far funzionare un forno elettrico con i pannelli solari? Nel senso che sei staccata dalla rete, ricarichi delle batterie che alimentano il forno? In questo caso da quanti W è il tuo impianto e quale la capacità delle batterie?

Sul riuso della ceramica cotta, ci penso molto, e sebbene si può riusare, non è un processo circolare, perchè una volta cotta non può tornare indietro, e questo mi disturba non poco :/

Anonimo ha detto...

Ciao Silvia,
mi fa piacere vedere che c'è qualcuno che si fa le mie stesse domande!
Io ho sempre lavorato con terre a bassa temperatura, un po' per questioni ambientali (solo terre italiane, risparmio energetico, forni che durano molto più a lungo, ecc), e un po' per questioni di costi.
Certo il gres mi ha sempre attratto molto ma anche la terracotta, con la sua storia e il suo colore caldo, ha il suo bel valore... e poi infatti, giocando un po' con smalti e ossidi si ottengono effetti ricercati, ovviamente il lavoro è più lungo ma soddisfacente.
Se durante le tue ricerche scopri qualcosa facci sapere ;D