Ossessionata dal tornio come sono, mi aveva molto incuriosito l'entusiasmo per Sandi dei ceramisti conosciuti due anni fa a San Diego, California. Alcuni di loro di fatto avevano messo da parte il tornio per sperimentare con le lastre, dopo aver seguito un seminario tenuto da lei presso la Clay Artists of San Diego. Sandi lavora con l'argilla allo stadio morbido, imprimendo forme con stampi di recupero, stampi commerciali ed altri autocostruiti.
Di stampi commerciali ce ne sono in grande quantità, ma tutto sommato sono poco interessanti, non mi piace l'idea di ritrovare i motivi della mia ceramica nel lavoro altrui. Quelli di recupero sono reti, corde, tappetini, cartoncini in rilievo e qualsiasi cosa imprima una traccia sufficientemente definita , con l'accorgimento - quando si usano stampi in plastica - di cospargere la superficie della lastra con dell'amido di mais perché non ci si incollino. A me però interessano molto di più gli stampi autocostruiti perché possono personalizzare ulteriormente l'oggetto fatto a mano, ma questo capitolo ha bisogno di uno sviluppo troppo complesso per questo post: ne riferirò in altra occasione.
Il percorso con cui Sandi accompagna l'allievo alla scoperta del suo metodo è estremamente comprensibile (ovviamente per chi capisce l'inglese) e lungo la strada vengono condivisi molti piccoli segreti del mestiere, come quello dell'amido di mais di cui sopra per esempio.
Ad ogni passo Sandi opera delle scelte di gusto e di metodo, sempre sottolineando che vale la pena di chiedersi "What if???": Cosa succederebbe se si decidesse di fare diversamente? Non c'è un modo giusto e un modo sbagliato di fare le cose, purché funzioni.
Le opere di Sandi in bassa temperatura sono buffe e a momenti barocche, e rivelano chiaramente quanto lei ci si diverta a crearle. Un altro motivo per cui Sandi Pierantozzi mi sta simpatica: anche lei fa le perle a lume!!!!!!!!!!
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