mercoledì 2 maggio 2012

Di antichi ornamenti e inquietudini attuali

Non posso dire di essere mai stata una patita dei gioielli, anche se non posso vivere senza gli orecchini e li indosso praticamente dal mio primo giorno di vita. Eppure ad un certo punto delle mie aspirazioni artigiane, complici il vetro e le affinità di questo con l'argilla, sono stata rapita e distratta dall'ossessione di infilare perle, martellare metalli, avvolgere filo e immaginare marchingegni da portare al collo o ai polsi o da appendere ai lobi.


Confesso che qualche volta mi sento un po' infantile (per non dire cretina) in queste mie fantasie, ma se ci si pensa, la creazione di ornamenti da indossare è una pulsione insita nella natura umana e non c'è civiltà che non ci si sia cimentata. Questa consolante conferma l'ho sperimentata la settimana scorsa al Museo Archeologico di Cividale del Friuli, roccaforte longobarda e ancor'oggi scrigno della bellezza che questo popolo è stato in grado di portare dalle nostre parti.


Un'oreficeria raffinata e famosa per le fibule ad S che servivano a chiudere le vesti, ma anche splendide ed eclettiche collane in pasta vitrea, osso, corno e pietre, che venivano indossate sia dai maschi guerrieri longobardi che dalle loro rudi signore. La riprova che qualcuno già qualche migliaio di anni fa si chiedeva che effetto avrebbero fatto le perle di vetro accostate ad altri materiali, e che il desiderio di infilare perline e costruire ornamenti risponde a un'esigenza comune a bambini ed adulti di questo secolo come di ogni 
epoca.  




1 commento:

robe da gatti ha detto...

Ciao Silvia, proprio vero quello che scrivi e mi ci ritrovo molto!
Beh, ma che emozione: silviapotter è passata per le mie terre, a meno di 20 chilometri da casa mia :-)
Un saluto, silvia