Poi il vetro è entrato di prepotenza nella mia vita e man mano che imparavo a fare le perle a lume il numero di oggettini in attesa di destinazione aumentava. La questione è semplice. Per imparare bisogna fare esperimenti, "provare a fare", e il risultato dei tentativi, la maggior parte delle volte perfettibile, si accumula. Per fortuna le perle ci stanno in una scatola. Con la ceramica è stata più dura. Durante gli anni in cui imparavo a lavorare l'argilla ho saturato l'intorno familiare di tentativi gradualmente sempre meglio riusciti di tazze, brocche ed altro. E quando nell'espressione dei riceventi ho iniziato a leggere regolarmente un malcelato disappunto (ancora ceramica ?), ho deciso di comprare degli scaffali in cui tenere la mia prole. Ed ho iniziato a vendere ceramica.
Le mie perle hanno fatto lo stesso percorso, con la differenza che, trattandosi di componenti, posso cederle e poi stare a guardare che cosa diventano. Lasciando andare i miei piccoli figli di vetro e ceramica e posso vederli crescere in altre mani, posso entrare nel processo creativo di altri e posso ricevere in cambio degli ottimi spunti per i miei nuovi sviluppi, un pò come succede per le piante, per impollinazione incrociata.
Ecco cosa ha fatto Alessia, di Beads and Tricks con il gusto e la perizia che la contraddistinguono, con le perline di Silviabeader (she pots, she beads).
When I started to make clay beads I thought I wanted to follow the process through, and see what they finally became, whether earrings, or a necklace. I was too jealous to give some of the process away. The fun part was learning how to handle metal and use pliers, a chasing hammer, and learn the meaning of words I had no previous knowledge about: split rings, bead caps and what not. As usual the web was my teacher, and I learnt how to make jewels.
Then glass came along . Teaching myself how to lampwork involved producing a number of beads I could really not see the purpose of, because that's the way I learn, by trial and error. My bead box so grew fuller and fuller with idle little things whose only function in existence was to make me learn. It was a process I had gone through before. In my early years as a potter the only way to learn was to make,and the results I lavishly gave away to family and friends. Until one day I started to read disappointment in the eyes of the receivers (Oh, let it not be clay again!!). Then I bought a shelving system and started to sell pots.
It was the same thing with my beads, other than they are not finished products, so I can give them away and wait to see what they become. In other words I can interfere with someone else's creative process and let the feedback influence my work, by a phenomenon similar to cross-impollination.
So here is where I wanted to get. I'm proud to show what became of my clay beads in the hands of Alessia, of Beads and Tricks. My beads, her taste and skill.