giovedì 20 gennaio 2011

Appunti americani /American notes

Camminando sui marciapiedi di Santa Barbara, California, mi capita di incrociare personaggi a dir poco bizzarri. Oggi ho assistito a un breve incontro tra una rappresentante della generazione di Woodstock, chitarra alla mano, e una giovanissima californiana visibilmente incinta, che invece imbracciava il cellulare. La veterana l’ha apostrofata allegramente dicendo “Hai fatto il test del DNA? Sei sicura che sia tuo??” Questo paese mi sorprende sempre con il suo buonumore, gli estremi, e i paradossi con cui mi aggredisce ogni giorno. Che ci posso fare l’impero del male non smette mai di stupirmi? Che ci posso fare se il detestato Mac Donalds fa delle irresistibili Bacon Ranch salads, se lo spettacolo della fontana danzante del Bellagio a Las Vegas, “la città del peccato” mi intenerisce il cuore, che ci devo fare??

In tema di ceramica poi, come si fa a non essere invidiosi delle possibilità che offre la scena americana? Quest’anno non sono riuscita a trovare nessun corso da frequentare in gennaio, ma ho visitato alcune gallerie con delle ottime selezioni di ceramisti. Tra queste la Armstrong’s di Pomona, Los Angeles, che espone le porcellane di Tom Coleman tornite e modificate, quelle di Elaine Coleman minuziosamente scolpite e decorate, le teiere mignon di Fong Choo, i vasi di Harrison MacIntosh, le innovative forme di Christa Assad di cui ho già avuto modo di scrivere in questo blog, le ceramiche messicane della tradizione Mata Ortiz, e last but not least, le brocche del mio beniamino, Steven Hill.
Attivo in Illinois oltre una trentina d’anni, Steven è celebrato per le sue caraffe a forma di melone, aggraziate e scultoree, tornite, modificate e decorate con barbottina, e cotte una sola volta. Ho letto più di un articolo in cui lui, generoso come la maggioranza dei ceramisti americani, illustra il suo processo creativo, la scelta della monocottura, fatta a gas per trent’anni, gli smalti. La novità è che recentemente però, Steve ha scoperto che la ricchezza dei suoi smalti non dipendeva quasi per nulla dalla cottura a gas, ne dalla riduzione, ma piuttosto dalla sovrapposizione e dalla giustapposizione degli smalti spruzzati. 

Mi entusiasma l’idea dell’artista che in trent’anni mette a punto un processo per cui è acclamato, e che tuttavia è capace di mettersi in discussione radicalmente cambiando il tipo di cottura, e ancora più recentemente, dall’agosto scorso, abbassando la temperatura di cottura fino al cono 6 (1200°C). Quest’ultimo passo, che implica la completa riformulazione degli smalti, è faticoso ma sempre più frequente da queste parti. Anche gli americani stanno scoprendo il prezzo dell’energia, la necessità di conservarla e di contenere le emissioni. Due anni fa acquistato una tazza di Steve Hill, e ancora oggi mi “intrippo” sulla sua forma, sui cristalli opachi della sua superficie, mentre bevo il primo caffè della giornata. Che lusso.


It’s easy to run into weirdos while strolling the sidewalks of Santa Barbara, California. Today I witnessed a typical generation clash on a different ground, between a boomer hippie, who was incidentally dragging a guitar like she was going to Woodstock, and a very young pregnant woman holding a cell phone to her ear. The former yells “Have you had the DNA tested, are you sure it’s yours??


This country blows my mind over and over, its contrasts and overall good mood never cease to surprise me. I can’t help loving Mac Donald’s Bacon Ranch salad (although I am very ashamed), what can I do if I am moved by the dancing fountain at Las Vegas’ Bellagio, what am I supposed to do??


When it comes to ceramics, how can I help being jealous of the numberless possibilities that potters have in the USA? I didn’t find a workshop to attend in January this year, but I had a chance to visit a few galleries exibiting a beautiful selection of ceramic items. Among these, I loved Armstrong’s in Pomona, LA area. It represents the work of some very renowned artists, the porcelain by Tom Coleman, thrown and altered to perfection, those of Elaine Coleman, so elegantly carved, Fong Cho’s tiny teapots, Harrison MacIntosh’s bowls, Christa Assad’s interesting stoneware – I had the opportunity of visiting her studio in Berkeley last year – Mata Ortiz’s traditional pots, and last but not least, my favorite, Steven Hill’s melon pitcher. Steven has worked in Illinois for over thirty years and is celebrated for his graceful, sculptural pitchers, which are thrown, altered, slip-decorated, and single-fired. I read quite a few articles by him, in which he – generous like most American potters – discloses his process, the reasons for the choice of gas single-firing as well as glaze application. Interestingly enough, in 2008 Steve found out that the richness of his glazes owed very little to the reduction and the gas firing, but was mostly the result of spraying and layering the glazes. I am so thrilled by the idea of this artist’s perfecting a process over thirty years and then totally ditching it to incorporate new possibilities. Even more recently, since August 2010, he’s been lowering his firing temperature to cone 6^ (electric). The latter step, which involves totally reformulating the glazes and color palette, is increasingly common with American potters. They are finally confronted with the need for energy conservation and lower emissions and are resorting to lower firing temperatures.


Two years ago I bought a green and purple mug by Steven Hill, and I still get stuck in the contemplation of its shape and of the matt crystals on the surface, as I sip my first coffee in the morning. What a treat.


 From Steve Hill's website

I like taking responsibility for creating the magic. I’d rather put the energy into applying glaze, instead of chopping wood and firing kilns.

Geoffrey Wheeler


I never forgot these words from Geoffrey Wheeler’s Emerging Artist presentation at NCECA in 2001. Last December I decided it was time for me to see what I could do with electric firing and the results have challenged my fundamental beliefs about firing!
Steven Hill


All pictures are Steven Hill's work.

2 commenti:

L'Officina ha detto...

Grazie! Che bel post sul tuo viaggio! Un bel viaggio e della bella cermica che, ahimè, qui da noi è difficile da vedere. Davvero invidia per tutte le possibilità che ci sono oltreoceano per chi ama la ceramica! Grazie!

ellicrea.blogspot.com ha detto...

Bellissimo il tuo spazio... ho ammirato estasiata le tue creazioni!! La creta è un materiale fantastico, ma mi spaventa ancora un po'... la sto sperimentando al laboratorio di una mia amica ma sono ancora un filino bloccatina... speriamo!!
Grazie per essere passata dalle mie parti!
A prestissimo,
Elisa