mercoledì 29 luglio 2009

Pindolmaker








Una breve nota per tranquilizzare tutti i miei lettori (tutti e due). Per coloro che si stanno ancora chiedendo che ne è stato dei pindoi raku, lippe raku o comunque vogliate chiamarli/e costruiti due settimane fa, buone notizie: sono stati ultimati e sono venutibenissimo. Quattro erano colorati a engobbio e quattro a smalto, con le basette (intendendo piccole basi) nero opaco in pieno stile raku. Quelli a engobbio sono moooooolto belli, molto cavillati, poiché pare che la curvatura incoraggi la formazione del craquelé. Quanto agli altri quattro, due hanno dato una riduzione interessante, e due sono venuti in perfetta ossidazione. Tradotto per i non capenti, uno ha una superficie metallica, un altro delle striature rosse, il terzo non ha dato il metallo atteso dal turchese di rame bensì un turchese matt, e l'ultimo anziché rosso sangue di bue o metallico per il 3% di ossido di rame, è venuto verde, pas mal ma verde insulso. Questi ultimi due li avrei scartati ma i committenti hanno deciso che vanno benissimo lo stesso. Quindi, per vederli di persona non resta che presenziare alla premiazione del "Primo Torneo Internazionale di Pindol Città di Feltre", sabato 01-08-09 in Piazza Isola: sarò presente in qualità di autore degli agognati trofei, nonché di cameriera al banco della birra.

domenica 19 luglio 2009

Strings attached e diritto dell'artista


Detesto rimangiarmi la parola, e quindi sono molto infastidita dalle persone che dicono che faranno delle cose come se fossero ormai fatte, solo per dimenticarsene subito beatamente. E' parte del mio carattere, probabilmente un residuo atavico di cromosomi fuori tempo massimo, cosa d'altri tempi. Io ho un posto nella mia mente in cui tengo nota di ciò che ho detto e a cui non ho tenuto fede. Perciò qui intendo porre rimedio agli annunci proclamati in post precedenti e rendere conto di:
1. che ne è stato del puzzle dell'ultima cottura raku, cosa ormai dell'autunno scorso.
L'idea era brillante, come lo sono tutte le idee nella mia mente, specialmente quando sotto l'effetto di sostanze mood-altering (caffeina compresa). Si trattava di fare un telo con tasselli di semirefrattari spruzzati di ossidi e cotti a raku poi legati con il filo di rame. C'era stato un precedente altamente gradito dai destinatari, un prototipo 30x20 bluastro con un'unica variazione in rame metallico che io non ho trovato particolarmente entusiasmante, ma che per l'appunto, era piaciuto molto. Ho tentato quindi un'impresa di più ampio respiro, 50x50, con una spirale grande a riserva di cera e ossidi localizzati. Prima della cottura il concetto grafico era così ovvio che mi è sembrato superfluo contrassegnare i tasselli (cosa che avrei dovuto fare ancora a crudo) per la successiva ricostruzione. Ma si sa, il fuoco vuole la sua parte, e una volta estratti dal secchio della postriduzione i tasselli erano interessanti, rame metallico sparpagliato (boy we have copper) e interessanti contrasti con il nero della carbonizzazione. Quindi, il colpo di scena: ho scoperto di essermi lasciata alle spalle la parte più facile, il duro era rimettere insieme i pezzi. Posto che io sono nota per essere incapace di fare i puzzle e per la mia totale inabilità nei giochi di società, non mi che resta dire che il puzzle è rimasto sul tavolo di casa mia per due lunghe, lunghissime settimane, in attesa del contributo alla ricostruzione dei passanti, nipoti e morosi delle stesse, cugine e relativa prole e di chiunque altro vi si trovasse a circolare, idraulico compreso. Ho speso le serate, e parte delle nottate di quelle due settimane a trovare un senso alla spirale, e quando ne sono venuta a capo ho scoperto che mi avanzava una fila di tasselli. Ho risolto l'enigma esercitando il diritto dell'artista: è così perche lo dico io.
Il manufatto ha destato un discreto interesse alla mostra dell'artigianato. C'è stato addirittura un potenziale cliente (poi "liquesosi", ma non perdiamo le speranze) che l'ha ammirato descrivendolo come, cito letteralmente, "molto craneosacrale". Che avrà voluto dì????

domenica 12 luglio 2009

Una chiosa sul "pindol"


La lippa è un antico popolare italiano che risale al "XV secolo". È noto con questo nome in Toscana e altre regioni, ma ha anche diverse denominazioni dialettali: per esempio a Brescia è noto con il nome di "ciancol", a Verona come "s-cianco", a Treviso come "pito", a Mantova come "s-ciancol", a Mede come "ciaramèla", a Ferrara come "Bac e pandòn", a Venezia come "pandolo" o "massa e pandolo" (in tempi moderni "mazza e pindolo"). La pratica della lippa s'è diffusa in varie nazioni europee quindi periodicamente si disputano tornei internazionali a livello agonistico. A Conza della Campania in provincia di Avellino si chiama "mazza e pieuz". A Roma "nizza". Fin qui Wikipedia, liberi di saltare questo primo paragrafo se siete già edotti.
Invece a Feltre si chiama Pindol, ma mi dicono che a Cesiomaggiore è noto come Mago. Si gioca con due pezzi di legno, generalmente ricavati dai manici di una scopa, uno di circa 15 cm (il pindol) in lunghezza con le estremità appuntite, l'altro lungo circa mezzo metro (la mazza).
Premesso che, pur avendone visto qualche partita, le regole del gioco mi sono ancora oscure (come peraltro quelle del baseball di cui fui inebetita spettatrice a Los Angeles in gioventù; chiosa alla chiosa, è la prima volta che scrivo la parola gioventù riferendomi al passato: orrrrrrrore...) il mio nome resterà inciso nella storia del Primo torneo di Pindol "Città di Feltre" per aver realizzato i trofei, A FORMA DI PINDOL http://www.magozerobot.com. Questa è la commissione, the assignment. E qui si torna alla ceramica. Come si fa ad ottenere degli oggetti a forma di pindol, cilindretti con le estremità coniche in materiale adatto alla cottura raku? La prima idea è stata ovvia: si rulla un salsicciotto di refrattario e se ne modellano le punte. Scarsamente praticabile con spessori di 3, 4 cm, almeno perché venga qualcosa di decente. Poi c'è per l'appunto il problema dello spessore... come evitare che scoppi in cottura o in post riduzione? Stravolgendo la prima idea e costruendo un cilindro a lastra, a cui applicare i coni in semirefrattario fatti a tornio!!! EUREKA!!! I punti deboli sono le saldature, ma con un po' di fortuna e un margine di sicurezza, riuscirò ad ottenere i 4 manufatti richiesti. Ultima considerazione: il gioco è già cominciato: ci gioco io con l'argilla e gli smalti, ci giocherà il fuoco sulla superfici. Oggi ne costruisco altri quattro, non si sa mai, per il resto, speriamo bene!!!

sabato 11 luglio 2009

Digestione lenta


Mi ci sono volute due settimane prima di affrontare di nuovo la ceramica. Sarà che ho la digestione lenta, sarà che la scorpacciata della Mostra dell'artigianato non ha portato una grande sferzata di entusiasmo... Beninteso, è andata bene, anche meglio dell'anno scorso, lo stand era persino più carino, le mie cose erano di qualità migliore e la nuova produzione più coerente. Peraltro ho resistito strenuamente alla stanchezza e alle contrarietà senza farmi cogliere dall'emicrania (fino alla domenica successiva)... Ma il fatto che mi preoccupa, anche se mi rallegra sul piano personale, è che i miei clienti sono i miei amici e i miei congiunti. Sono stati così carini da esternarmi il loro apprezzamento portandosi a casa le mie ceramiche. E io gliene sono enormemente grata, anche perché in alcuni casi potrò rivederle a casa loro e mi riempie di gioia sapere che saranno utilizzate da persone a cui voglio bene. Ma d'altro canto questo mi fa temere che questa storia rimarrà un hobbie, anche se impegnativo, ed io dovrò continuare a tradurre frigoriferi, lavatrici e barriere paramassi per vivere e potermi concedere una casa e il lusso di avere un hobby.
Eppure alcuni obiettivi sono stati centrati: ho conosciuto delle persone nuove che apprezzano il mio lavoro, ho trovato due allieve - cosa che in sé per me potrebbe essere un impiccio visto che non mi piace insegnare, ma almeno mi apre una forma di condivisione possibile - e poi ho svuotato un po' i miei scaffali e fatto posto per quello che verrà. E tra ciò che verrà c'è la produzione dei trofei per il torneo di pindol, mago, lippa o comunque si chiami il progenitore del baseball, che mi sono stati commissionati dai miei bizzarri amici. Ma questo è ormai un altro post.